TREZZO SULL’ADDA: ACCOGLIENZA E CHARME A VILLA APPIANI

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Un’antica villa aristocratica affacciata sul fiume Adda, con i suoi contorni morbidi e definiti, che riportano a epoche passate e storie di cavalieri: Villa Appiani è un’elegante struttura dotata di tutti i comfort di un hotel a quattro stelle, situato in un edificio storico dalla tradizione alberghiera che risale all’Ottocento.

Situata lungo il fiume con le sue anse, la villa si trova a Trezzo sull’Adda, una tranquilla città della Lombardia, un gioiello facilmente raggiungibile da Milano in treno o auto per gite fuoriporta da favola.

Accoglienti sale dagli ampi soffitti e dall’arredamento fiabesco, danno all’ambiente un che di magico e ovattato: pesanti tende del colore dei prati, pareti dai toni pastello, un tavolo coperto di caramelle all’ingresso, un imponente lampadario in ferro battuto, quadri che richiamano i disegni di Leonardo, un conturbante divano. L’atmosfera e la tranquillità tipica della campagna aiutano a rilassarsi e godersi il tempo nelle sale e nel cortile interno, come se si fosse in una casa di villeggiatura e non in un hotel. Curato da Sofia Gioia Vedani, architetto e Ad della catena alberghiera Planetaria Hotels, con la collaborazione dello studio di progettazione Fzi Interiors, Villa Appiani combina l’eleganza giocosa di una villa con l’accoglienza di un Country Lodge, da poco entrato nel circuito Best Western.

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Tra le piccole attenzioni che fanno sentire come in una seconda casa, ci sono una sala giochi attrezzata per bambini con scaldavivande e fasciatoio, una saletta dove fare un po’ di attività fisica e un ripostiglio dove lasciare biciclette e attrezzature sportive fino al soggiorno successivo. L’hotel, infatti, è pensato soprattutto per le famiglie e per chi desidera avere un punto di riferimento non troppo lontano dalla città, dove staccare la spina e coccolarsi di tanto in tanto.

Per trattarsi bene, niente di meglio di una cena con degustazione di vini locali e piatti della gastronomia tradizionale, nel ristorante La Cantina, che mette in tavola i sapori del territorio, preparati da un giovane ed estroso chef.  Nel tempo libero, escursioni a piedi o in bicicletta lungo il fiume, gite in mongolfiera o altre attività all’aria aperta, ma anche giornate nei vicini parchi divertimenti per bambini, sono solo alcune delle attività che si possono fare nei dintorni.

Affascinante borgo di campagna a soli trenta minuti dal centro di Milano, Trezzo sull’Adda è uno di quei luoghi dove il tempo sembra rallentare insieme al diradarsi delle case e al crescere del verde, il luogo ideale per un soggiorno fuoriporta che unisca comodità e divertimento.

Un luogo ricco di leggende, che dall’epoca celtica continuano fino a quella longobarda, e poi al medioevo, ininterrotte fino ai giorni nostri: per chi ama le curiosità del passato, ci sono pile di libri ed entusiaste guide del territorio pronte a narrare le vicende più interessanti.

D’interesse storico è il castello trecentesco, fatto costruire da Bernabò Visconti sulle rovine delle fortificazioni medievali e sull’antica rocca longobarda di Federico Barbarossa. Qui morì il ricco e malvagio Bernabò, rinchiuso nelle segrete dal nipote Gian Galeazzo e assassinato dalla seconda moglie con una zuppa avvelenata. Ma la storia diventa degna di una soap opera, perché si dice che in quelle stesse segrete, oggi visitabili, il principe facesse cadere le sue amanti attraverso una botola, dopo averle fatte ballare. Resta di questo imponente complesso, la torre a pianta quadrata, che al momento è in fase di ristrutturazione e che verrà riaperta al pubblico la prossima primavera: si affaccia con la sua lineare maestosità sulla dolcezza del fiume Adda.

Attraversato da Renzo nei Promessi Sposi di Manzoni, questo paesaggio ispirò la mano di Leonardo Da Vinci per lo sfondo della Monna Lisa e della Vergine delle Rocce. Le stesse anse, gli stessi colori, la stessa campagna a perdita d’occhio, sfumata da una leggera foschia che dà una sensazione di grandezza infinita. In quell’ansa del fiume, Leonardo aveva fatto gli studi di meccanica raccolti nel Codice Atlantico, che gli hanno permesso di migliorare le chiuse, facendole a lisca di pesce per sfruttare meglio la forza della corrente.

Una corrente che continua a essere sfruttata dall’uomo con la centrale idroelettrica di cui i trezzesi vanno fierissimi, dai canottieri e dai tanti cigni che scivolano leggeri ed eleganti su uno specchio d’acqua.

Articolo pubblicato su Latitudeslife.com

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