COSTA RICA: UN’ISOLA GIURASSICA

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I paesaggi naturali e la ricca foresta tropicale che coprono il paesaggio della Costa Rica, danno a questo luogo un tocco primitivo, selvaggio, giurassico. Deve aver avuto la stessa sensazione anche il regista Steven Spielberg, che ha scelto una delle isole al largo del Paese per ambientare parte del suo famosissimo Jurassic Park. È l’Isola del Cocco, remota e disabitata se non dagli animali, situata al largo della costa pacifica, a 532 km da Cabo Blanco. È uno dei più importanti parchi nazionali della Costa Rica, ed è inserita dall’UNESCO nella lista di siti Patrimonio mondiale dell’Umanità.

Spielberg la rinomina Isla Nublar, per via delle nuvole giganti che scompigliano il cielo e incorniciano questo paradiso, nutrendolo di tanto in tanto con violenti e abbondanti acquazzoni.

Compare subito, all’inizio del film. Un elicottero vola sul mare e passa sopra ad un grande mucchio di sabbia bianca coperta da una foresta fittissima, da cui sbucano ripide vette che scendono a picco nelle limpide acque azzurre. Qualche minuto di video, ed ecco che il parco nazionale più remoto del Costa Rica è diventato il sogno di evasione di tutto il mondo. Magari senza dinosauri, però.

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COSTA RICA: PURA VIDA SOSTENIBILE

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Oasi di tranquillità nel turbine dell’America Centrale, la Costa Rica è un paese di foreste tropicali, vulcani ancora attivi, laghetti, cordigliere e spiagge infinite. Le bellezze naturali, il patrimonio floreale e faunistico e l’illuminato programma di tutela ambientale che i governi hanno portato avanti negli anni, attirano turisti da tutto il mondo, facendone un paradiso del turismo ecologico.

Qui la vita è un continuo contatto con la natura, sia che si risalgano i torrenti con l’acqua fino al ginocchio per osservare da vicino qualche bradipo, sia che si cavalchino le onde a bordo di un surf, si passeggi tra i fiori o si resti tutto il giorno stesi sulla sabbia. È la pura vida, quella vera, autentica, quella per cui tanti turisti vengono in vacanza qui. I tropici a basso impatto ambientale.

Oltre a numerosi centri balneari dove cancellare il brusio cittadino con il rumore delle onde, ci sono ben 26 parchi nazionali, più un’altrettanto nutrita serie di riserve naturali, per un totale di 161 aree protette, più di un milione di ettari. Parecchi per un Paese così piccolo. Con un cappello da esploratore in testa, si attraversano questi mondi selvaggi, in punta di piedi, per non disturbare le creature che hanno la fortuna di vivere ai tropici.

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POLONIA: FORESTA DI BIALOWIEZA, I NOMI DELLE QUERCE

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Il fascino della Foresta di Bialoweza lo danno gli alberi: tanti, fitti e rigogliosi, sono giganti di clorofilla dai tronchi massicci e dai rami altissimi, raramente individuabili nel resto d’Europa. Camminare alla loro ombra evoca storie di valorosi cavalieri, maghi e mostri spaventosi. Con le loro cortecce ruvide e le loro radici spesse, questi spilungoni danno un senso di protezione, di tranquillità. Basta abbracciarli per sentirne l’energia.

In questa foresta Patrimonio dell’Umanità, ogni albero viene monitorato e curato, ha un nome e una storia, come se fosse una persona.  La quercia più grande, per esempio, si chiama Grande Mamamuszi, è alta 34 metri e ha una circonferenza di circa 7 metri. Più alto è Il Re di Nieznanowo, 38 metri e circonferenza di 620 centimetri. Ha un tronco a forma di guglia, ma purtroppo negli ultimi anni non ha fatto tanti germogli. E poi ci sono la Croce del Sud, con la chioma e i rami principali a forma di croce, il Guardiano di Zwierzyniec, tutto piegato verso ovest, la Quercia Barile con il tronco panciuto, vecchio di almeno 450 anni e la Quercia di Jagiello, sotto le cui fronde il re Ladislao II di Polonia sostò prima della Battaglia di Grunwald.

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POLONIA: BIALOWIEZA, I BISONTI NELLA FORESTA

ZUBR  BIALOWIESKI PARK NARODOWY  FOT. MARIUSZ CIESZEWSKI / AGENCJA GAZETAIl Parco Nazionale di Bialowieza, Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1992, è noto in tutto il mondo per i suoi fitti e rigogliosi boschi naturali e per l’allevamento del bisonte europeo. Vive qui, infatti, il più grande branco di bisonti in libertà, che conta 260 capi, introdotti con successo allo stato brado e diventati il simbolo del parco. Sono i mammiferi più grandi in Europa e stavano quasi per estinguersi, ma oggi questo rischio è sfumato.

Il parco protegge una piccola porzione della molto più vasta foresta di Bialowieza, un’antica foresta vergine di circa 1200 chilometri quadrati situata lungo il confine tra Polonia e Bielorussia, e rappresenta tutto ciò che resta della puszcza, l’immenso polmone che migliaia di anni fa copriva tutta l’Europa. Sono raccolte qui una grande varietà di piante come pini, abeti, betulle, querce, tigli, olmi, frassini e aceri, presenti grazie alla favorevole posizione tra la zona boreale e quella temperata. Eccezionalmente ricca, inoltre, è la fauna del parco: vi nidificano 120 specie di uccelli e, oltre al bisonte, si possono incontrare altri mammiferi come l’alce, il castoro, il cinghiale, il lupo, il cervo e i tarpani, i cavalli polacchi.

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COLOMBIA, I CORALLI DEL ROSARIO

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Il Parco Nazionale di Islas del Rosario, detto anche Corales del Rosario, è formato da una miriade di isole e isolette, come tanti pezzetti di corallo sparpagliati a circa 46 km a sud-ovest della costa caraibica di Catagena de Indias. In tutto sono 27 piccoli sogni di sabbia color polvere, acqua di cristallo, gioielli subacquei e vivace vita marina.

L’intera area protetta è di circa 20 ettari ed è la casa di oltre 1300 specie di animali e piante: uno straordinario e prezioso patrimonio naturale, che lo rendono un paradiso per gli amanti della natura, con escursioni sulla terraferma tra le fitte foreste di mangrovie, ma soprattutto immersioni e snorkeling per ammirare la straordinaria diversità di alghe, spugne, coralli, crostacei, pesci che si muovono intorno alla barriera corallina e nelle lagune interne. Le isole più grandi dell’arcipelago sono Isla Grande e Isla del Rosario e si raggiungono in poco più di un’ora di barca da Cartagena, attraversando la baia, attraverso lo stretto di Bocachica e passando tra la Bateria de San Josè e il fuerte San Fernando, con il vento in faccia e sole che scotta la testa.

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