CIAO ASMARA: RACCONTO DI UN VOLONTARIO IN ERITREA

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Con il libro “Ciao Asmara” Justin Hill racconta l’Eritrea dal punto d vista di un volontario rispettoso e disincantato, colpito dalla dignità di una popolazione  che ha passato trent’anni a combattere contro la vicina Etiopia, e che cerca di risollevarsi. Uno sguardo lucido e senza retorica sulla situazione in questo paese libero ma dilaniato da anni di continue guerre, dalla colonizzazione italiana alla brutale occupazione del re etiope Haile Selassiè e alla una lunga e devastante lotta di liberazione, ancora troppo vicina.

Partito nel 1996 come insegnante volontario alla volta di Keren, per due anni l’autore ha cercato di impartire un’educazione scolastica ai bambini della Meghari School, una delle tante scuole afflitte dalla mancanza cronica di docenti, risorse e spazi adeguati. Non ne parla molto, ma poche frasi bastano per esprimere la frustrazione di chi si accorge dell’apparente impossibilità di cambiare le cose. Tutti, in Eritrea, hanno combattuto per l’indipendenza del paese, adulti e bambini cresciuti troppo presto, che ora non sanno integrarsi nella normalità.

La parte più consistente del libro è dedicata alle persone che Justin Hill ha incontrato in questo intenso periodo, uomini e donne che hanno lottato contro l’oppressione etiope, l’esercito popolare di liberazione eritreo, ora incapaci di ricostruire la nazione.

Leggi il reportage “Eritrea. I tesori del Medeber” su Latitudeslife.com

ERITREA: L’ARTE DEL RIUSO AL MERCATO MEDEBER

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Medeber è il caotico mercato artigianale di Asmara, dove qualsiasi materiale viene recuperato e riutilizzato. È il simbolo di un paese che ha imparato a non buttare via niente, in nome di un’autonomia rivendicata ad ogni costo.

Stroncata da una straziante guerra d’indipendenza, l’Eritrea è un paese povero, basato soprattutto su un’agricoltura di sostentamento, l’allevamento di ovini e la pesca. Le poche industrie sono concentrate ad Asmara, mentre nei villaggi si vive con poco, in simbiosi con gli animali.

La capitale dell’Eritrea ricorda molto una città italiana degli anni ‘40: gli edifici costruiti in periodo coloniale sono segnati dal tempo, ma sempre uguali, come dimostrano i tanti complessi in stile futurista che arredano le strade di Asmara.

Un altro segno lasciato dal periodo coloniale è il cimitero italiano di Asmara, testimonianza privilegiata dei valori dei primi coloni, uomini partiti per la lontana Africa e mai tornati. A Keren, invece, altri cimiteri ricordano i soldati morti nell’ultimo conflitto, inglesi, italiani e ascari, molti dei quali seppelliti senza un nome.

È difficile spostarsi da una località all’altra del paese, che abbonda di zone militari e campi di addestramento. I mezzi di comunicazione sono controllati dalla censura e per viaggiare occorre chiedere permessi difficili da ottenere.

Segnato da un passato d’interminabili guerre, il popolo eritreo ha una forte coscienza nazionale e una grande dignità. Sono in tanti a credere nella filosofia del farcela da soli, senza aperture agli stranieri, alle Ong e agli aiuti degli stati ricchi, che la storia gli insegna non essere mai completamente disinteressati.

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