FUORILUOGO SLOVENIA: CALORIE E RAFTING SULL’ISONZO

Slovenia: dolcezze di Caporetto

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Uno gnocco gigante ripieno di un morbido impasto zuccherino a base di noci, uvetta, latte e briciole di pane, accompagnato da una spolverata di zucchero a velo e cannella. Sono i kobarski štrucklji, il dolce tipico di Caporetto, che ci viene offerto in una gostlina (osteria) tradizionale. Poco invitanti alla vista, sono una prelibatezza ipercalorica che si scioglie in bocca e che si sposa perfettamente con un bicchiere di vino dolce.

Scopriamo che la gastronomia slovena è piena di ravioli simili, forse per via della vicinanza con l’Italia. Fatto sta che se ne trovano di tutti i tipi, con diversi tipi di pasta e un ventaglio di ripieni, cotti o bolliti, dolci o salati. La versione dolce può contenere noci, ricotta, uvetta e zucchero, mentre quella salata di fagioli o formaggio fresco e noci.

Slovenia: è tempo di rafting

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Risalendo l’Isonzo da Caporetto verso nord lungo la statale che lo costeggia, si vedono sempre più furgoni e auto che trasportano giovani avventurieri, gommoni e canoe verso le rive del fiume. Siamo vicino a Bovec, la capitale slovena degli sport acquatici e un importante centro per tutte le attività outdoor. Escursionismo, mountain bike, parapendio e volo d’angelo, ma soprattutto canyoning, kayac e rafting sono alcune delle tante esperienze che si possono fare grazie alle numerosissime agenzie sportive che si trovano da queste parti. Ci fermiamo al Soča rafting, indossiamo muta, giubbotto salvagente, caschetto e scarpette, inforchiamo un remo a testa e partiamo con il nostro gommone a 7 posti, avidi di adrenalina. Jean, istruttore e timoniere nel periodo estivo da diversi anni e studente a Ljubljana durante l’inverno, ci dà istruzioni su come remare e ci racconta dei luoghi che attraversiamo, della loro storia, dei monti circostanti e delle escursioni che si possono fare, come una vera guida. Parla perfettamente inglese e sta imparando a dire i comandi in altre lingue, per far sì che la sua ciurma capisca più in fretta che cosa deve fare ed evitare situazioni di pericolo. Avanti, indietro, destra o sinistra avanti, destra o sinistra indietro. Non è difficile, eppure c’è il rischio che qualcuno si faccia male. Per questo il percorso è diviso in due parti, la prima più semplice, adatta a imparare i comandi e a valutare se il team è abbastanza abile, e la seconda più divertente, che si snoda tra rapide e pietre sporgenti e che, purtroppo, dura poco.

Slovenia: il Parco Nazionale del Triglav

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Dal verdazzurro quasi trasparente della valle dell’Isonzo risaliamo a nord ed entriamo nel Parco Nazionale del Triglav, l’unico del Paese e uno dei più grandi in Europa. Oltre 80mila ettari di vette che superano abbondantemente i duemila metri con creste seghettate e pareti ripide, profondi canyon, fiumi vorticosi, boschi, pascoli fioriti e tranquilli laghetti alpini. Domina il parco con i suoi 2864 metri e le sue tre punte il Monte Triglav, il più alto della Slovenia. Regolamentato da una rigida legge speciale per garantirne la conservazione, il parco è di notevole importanza ecologica ed è la casa di numerose specie di animali e di piante, con ben 23 tipi di habitat. I villaggi sono immersi nella natura e tutti gli abitanti del luogo ne respirano la purezza e sembrano rispettarne l’ordine e i bisogni. Strade ben segnalate e pulite, distese di verde e poco cemento, sentieri escursionistici ben curati e attrezzature per accogliere i turisti. Trekking, mountain bike, arrampicata, parapendio e sport acquatici in estate in tutto il parco, sci e ciaspolate in inverno nelle stazioni sciistiche intorno al monte Triglav. Un affascinante agglomerato di verde che mette voglia di uscire all’aria aperta e fare attività fisica.

FUORILUOGO SLOVENIA: MEMORIE DI GUERRA SUL FRONTE

Slovenia: Javorca, santuario di montagna

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Nella remota valle del fiume Tolminka, non lontano dalle gole di Tolmin, si trova il santuario di Javorca, il più bel monumento della Prima Guerra Mondiale in terra slovena, una chiesa commemorativa dello Spirito Santo costruita dai soldati in memoria dei compagni caduti sul campo di battaglia. Qui si trovava il Fronte Isontino, un teatro di guerra e di dolore dove un secolo fa si scontrarono gli eserciti italiano e austro-ungarico, con enormi perdite. Tra una battaglia e l’altra, nel 1916 i combattenti austro-ungarici decisero di costruire un monumento che celebrasse gli amici morti valorosamente in questa valle così bella e così terribile. Tutti i membri della Brigata Alpina impegnata in questa zona parteciparono ai lavori: i mastri artigiani arruolati si occuparono dell’edificazione, il luogotenente e pittore viennese Remingus Geyling disegnò la struttura e gli interni. E così, in cima ad una collina stretta nella valle, sorse il santuario, piccola e semplice, con la parte inferiore in pietra e quella superiore in legno di larice. Le pareti interne sono ricoperte da assi di legno su cui sono stampati a fuoco i nomi dei 2564 caduti nei campi di battaglia intorno a Tolmin, così tanti che per farceli stare tutti, le assi si aprono come le pagine di un libro. Un messaggio di pace accoglie chi arriva in cima alla lunga scalinata che conduce alla chiesa, ma quello che colpisce di più è il colore blu degli interni, che avvolge tutto in un’atmosfera raccolta e commovente. Nonostante la croce in legno e i mosaici dedicati allo Spirito Santo, il santuario non appartiene a nessuna religione, ma a tutte, e ancora oggi vengono celebrate commemorazioni sia cattoliche, sia ortodosse.

Slovenia: memorie di guerra a Caporetto

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Ancora più in su lungo la valle dell’Isonzo si trova Kobarid, conosciuta nel mondo come la Caporetto che nel 1917 fu teatro della decisiva battaglia in cui gli eserciti alleati delle potenze centrali sconfissero l’esercito italiano. Quasi sempre chi abita qui ha un genitore, un nonno, uno zio o un parente morto durante la Grande Guerra e molti vanno in giro per i monti circostanti alla ricerca di elmetti, armi e segni della guerra. Se ne vedono un’ampia raccolta nelle sale del Museo della Prima Guerra Mondiale situato nel centro di Kobarid. Tre piani di foto, mappe, plastici, documenti e oggettistica per raccontare i 29 mesi di combattimenti e la vita quotidiana di chi stava nelle retrovie. Un documentario video prepara i visitatori rinfrescando loro la memoria sulla cronologia, e poi inizia il percorso attraverso una dozzina di sale tra esposizioni permanenti e temporanee. Sono molte le persone, specialmente gli studenti, che vengono qui per scoprire questo importante periodo storico, e anche i bambini vengono affascinati dalla serietà e dalla compostezza con cui è allestita l’esposizione. Un altro monumento da visitare per chi si appassiona alla storia di questi anni è il Sacrario di San Antonio da Padova, dove sono custodite le ossa degli oltre 7mila soldati italiani caduti durante la guerra, noti e ignoti, trasportati qui dai cimiteri militari dei dintorni in periodo fascista. Si tratta di una costruzione geometrica che fa da base alla chiesa bianca, che domina la città di Caporetto dall’alto di un colle.

Slovenia: il Sentiero della Pace, la storia sui monti

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Per ricordare quegli orribili anni in cui la valle del Soča fu trasformata in un grande campo di battaglia tra gli eserciti italiano, austro-ungarico e tedesco, nel 2000 è stata istituita la Fondazione Le Vie della Pace dell’Alto Isonzo, che si occupa della manutenzione e del restauro di molte aree del fronte, rendendole visitabili. L’associazione, infatti, organizza diverse camminate a piedi con l’accompagnamento di una guida lungo alcuni tratti della Via della Pace (Pot Miru), un itinerario di 100 km che segue la linea del fronte isontino da Log pod Mangartom, a nord, fino al colle di Mengore, vicino a Tolmin, e che sta sviluppando nuove tappe per completare il tratto e raggiungere l’Adriatico, in collaborazione con l’Italia. È possibile programmare un viaggio a piedi seguendo le vie che usavano i soldati per raggiungere le loro postazioni, spostarsi da un lato all’altro del confine lungo i sentieri di crinale, esplorare le trincee, capire le dinamiche della guerra e attraversare i luoghi dove un secolo fa si combatteva senza sosta. Tra le visite guidate, sulle alture sopra a Kobarid si trova il museo all’aperto transfrontaliero Kolovrat, un breve percorso a circa 2mila metri attraverso parte della terza linea difensiva italiana, con punti di comando e di osservazione, postazioni per mitragliatrici ed artiglieria, caverne e una rete di trincee riportate alla luce come erano un secolo fa. Sulla vetta sopra a questa città militare sotterranea corre il confine con l’Italia, così come è stato stabilito dai trattati del 1947. Da questa cresta si gode di una vista stupenda su tutta la valle dell’Isonzo, sul  Friuli Venezia Giulia e, nelle giornate più limpide, fino al mare, e ci si rende conto di cosa, forse, poteva dare un po’ di sollievo ai soldati che facevano la guerra qui.

FUORILUOGO SLOVENIA: NATURA E BUON CIBO OLTRE CONFINE

Questa volta un viaggio individuale, io e il mio fotografo in auto alla scoperta della parte occidentale della Slovenia. Abbiamo pianificato tutto mesi prima insieme all’ufficio milanese dell’ente del turismo sloveno, dagli itinerari stradali alle escursioni nella natura, dagli hotel ai musei e alle cene in ristoranti tipici. Da Nova Gorica verso nord lungo la valle dell’Isonzo, poi lungo il lago di Bohinj e sul Monte Triglav, la vetta più alta della Slovenia, alla ricerca di piccoli borghi medievali lungo la strada per Ljubljana, nella regione delle grotte carsiche e infine sul mare, nella magica Pirano. Ecco i FuoriLuogo che ho realizzato per Latitudes durante questo tour di fine estate 2013.

Slovenia: Nova Gorica, piazza di confine

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Una piazza collega la Slovenia all’Italia, una spianata di pietre e cemento simbolo di una città divisa in due dalla storia.
Quando nel 1947 le potenze mondiali si riunirono a Parigi per ridefinire un equilibrio dopo mezzo secolo di contese in Europa, si decise di porre il confine tra i due stati proprio in mezzo a Gorizia, dando il via alla nascita di Nova Gorica, sul versante sloveno. Sorse quindi una cittadina sorella ispirata ai principi di Le Corbusier, la nuova casa di quei goriziani che si sentivano più sloveni che italiani.
Oggi chi abita qui è bilingue ed è abituato a vivere oltrepassando continuamente la frontiera, ormai solo simbolica in tempi di Unione Europea. A ricordarne il limite, una targa in ottone divide la piazza della stazione Transalpina di Nova Gorica. E così, è possibile stare in due posti contemporaneamente, con un piede di qua e uno di là.

Slovenia: Gole di Tolmin, lo smeraldo tra le rocce

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La strada che da Nova Gorica risale la valle dell’Isonzo, Soča in sloveno, regala scorci di cristallo verdazzurro ad ogni curva. Meglio conosciuto come Sentiero Smeraldo, l’itinerario turistico promosso dall’ente sloveno per valorizzare la zona, è una tentazione continua a fermarsi e scattare qualche foto. Ma il punto più affascinante si trova un po’ più in alto, arrampicandosi sulla montagna sopra alla città di Tolmin fino alle sue gole, le Tolminska Korita. Un canyon lungo circa 750 metri e profondo fino a 15 metri, con ripide pareti di roccia e muschio, scavato dal fiumeTolminka e dal suo affluente Zadlaščica nel punto più basso e meridionale del Parco Nazionale del Triglav. Un sentiero si snoda intorno a questa oasi di freschezza, attraverso un aerosol naturale di spruzzi ghiacciati che colorano l’aria tra rocce dalle forme più curiose, come la simpatica Testa d’Orso, una pietra triangolare con il vertice in giù, incastrata tra due pereti. Qui vicino si trova anche una piccola grotta orizzontale da dove sgorga una sorgente d’acqua termale. Ma il punto più bello è il Ponte del Diavolo, una struttura sospesa tra le pietre e l’acqua e l’unica via per raggiungere il vicino villaggio di Čadrg. Qui gli unici rumori sono  l’inarrestabile scorrere del fiume, il suo insinuarsi tra le rocce e il fruscio degli alberi mossi dal vento. Difficile crederle quando Petra, la giovane guida che ci accompagna, ci racconta che ogni estate Tolmin moltiplica esponenzialmente la sua popolazione in occasione di due eventi musicali di grande successo, il Metal Days e l’Overjam Reggae Festival, che portano un allegro frastuono poco lontano da qui.

Slovenia: il pranzo dello sportivo

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La valle dell’Isonzo è la location perfetta per praticare sport, e proprio qui a Tolmin, infatti, tra una settimana si svolgerà il festival degli outdoor sport. I pendii verdi, i boschi freschi, l’acqua limpida del fiume e le alte montagne che lo circondano invogliano chiunque a stare all’aria aperta. C’è chi inforca la bicicletta da corsa, chi la mountain bike, chi si butta nel fiume a bordo di una canoa, chi preferisce lanciarsi con il parapendio e chi semplicemente indossa le scarpe a corsa e inizia a sgambettare.
Stile di vita sano, aria buona e attività fisica non possono che accompagnarsi ad una cucina semplice ma sostanziosa. Come questo trio di taglieri che assaggiamo in una trattoria contadina a Zadlaz Cadrg, un piccolo villaggio a mezz’ora di auto da Tolmin, pardiso dell’eco-turismo. Tutto quello che arriva sulla tavola viene prodotto qui: formaggio fresco e stagionato, salumi, uova, ortaggi, farina. Veniamo accolti con un liquore dolcissimo ai mirtilli, il Borovnicke, che qui si usa offrire in segno di ospitalità. Poi si passa ai piatti: per iniziare, un formaggio saporitissimo, salame e prosciutto del Carso accompagnati da abbondnte pane. Poi la Skuta, una geometrica disposizione di patate lesse e tagliate a striscioline e formaggio fresco
Frika, acidulo al punto giusto. Segue un tortino di patate e formaggio, servito con pomodori e polenta. Per completare il pieno energetico, il dolce Jabolcni Zavitek, una deliziosa variante locale dello strudel di mele con noci e formaggio fresco, tutto a km zero.