CONSIGLI DI VIAGGIO, TUTTO IL MONDO IN UNA GUIDA

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Una guida che racchiude i luoghi più belli del mondo, un’enciclopedia per il turista responsabile e informato, da consultare tutte le volte che si decide di fare un viaggio, anche se solo con la fantasia.

Niente a che vedere con i libri di geografia o con Wikipedia, ma neanche con le guide tradizionali o con le più interattive guide social di viaggi: in un mattone di poco meno di 500 pagine fitte di contenuti, sono scandagliate le destinazioni più o meno turistiche con l’aggiunta di foto, mappe, consigli utili, storie e curiosità dedicate a chi ama viaggiare.

Indicazioni brevi e veloci, per stuzzicare la voglia di partire e per aiutare chi lo fa a organizzarsi al meglio: quando andare, cosa vedere, cosa aspettarsi, cosa evitare.

Islanda, Francia, Turchia, Egitto, Sudafrica, India, Australia, Guatemala,Brasile, Canada. E ancora, i profumi del Mediterraneo, le nuvole dell’Atlantico, le montagne più alte del mondo, città leggendarie, l’animazione dei suq, l’erba alta della savana, i grattacieli, i deserti, la musica e le spiagge del Tropico. Divise per paesi elencati in ordine alfabetico all’interno di ciascun continente, le informazioni sono essenziali e sintetiche, utili a dare una panoramica generale del luogo e delle sue principali attrattive. Alcune rubriche ravvivano le pagine con consigli e sconsigli più o meno seri e altre curiosità.

Tra le prime pagine, inoltre, una sezione intitolata Vademecum del turismo responsabile, in cui gli autori danno i loro consigli su come essere un buon viaggiatore, attento al mondo e alle persone che lo circondano. Un appello a tenere gli occhi aperti e la mente libera, condizione indispensabile per conoscere e accettare nuove culture, esplorando usanze e tradizioni locali. Non solo, si parla anche di metodi per organizzare l’itinerario, rispetto per i luoghi e le persone che si vorrebbero fotografare, apertura verso la cucina e le abitudini locali, riflessioni post viaggio.

Edito da Touring a cura di Gianni Morelli, con la collaborazione di Roberto Mottadelli e Federica Guarnieri, questo libro si propone come contenitore di suggerimenti, di ispirazioni e suggestioni, un mix di leggerezza, ironia, dettagli ed emozione. Un almanacco del viaggiatore aperto a segnalazioni, proposte e dubbi dei lettori, perché racchiudere tutto il mondo in una guida è un’impresa alquanto ambiziosa.

Tutto il mondo in una guida, a cura di Gianni Morelli, Touring Editore, Milano 2012, pp. 477, prezzo 24,90 euro

Articolo pubblicato su Latitudeslife.com

TREZZO SULL’ADDA: ACCOGLIENZA E CHARME A VILLA APPIANI

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Un’antica villa aristocratica affacciata sul fiume Adda, con i suoi contorni morbidi e definiti, che riportano a epoche passate e storie di cavalieri: Villa Appiani è un’elegante struttura dotata di tutti i comfort di un hotel a quattro stelle, situato in un edificio storico dalla tradizione alberghiera che risale all’Ottocento.

Situata lungo il fiume con le sue anse, la villa si trova a Trezzo sull’Adda, una tranquilla città della Lombardia, un gioiello facilmente raggiungibile da Milano in treno o auto per gite fuoriporta da favola.

Accoglienti sale dagli ampi soffitti e dall’arredamento fiabesco, danno all’ambiente un che di magico e ovattato: pesanti tende del colore dei prati, pareti dai toni pastello, un tavolo coperto di caramelle all’ingresso, un imponente lampadario in ferro battuto, quadri che richiamano i disegni di Leonardo, un conturbante divano. L’atmosfera e la tranquillità tipica della campagna aiutano a rilassarsi e godersi il tempo nelle sale e nel cortile interno, come se si fosse in una casa di villeggiatura e non in un hotel. Curato da Sofia Gioia Vedani, architetto e Ad della catena alberghiera Planetaria Hotels, con la collaborazione dello studio di progettazione Fzi Interiors, Villa Appiani combina l’eleganza giocosa di una villa con l’accoglienza di un Country Lodge, da poco entrato nel circuito Best Western.

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Tra le piccole attenzioni che fanno sentire come in una seconda casa, ci sono una sala giochi attrezzata per bambini con scaldavivande e fasciatoio, una saletta dove fare un po’ di attività fisica e un ripostiglio dove lasciare biciclette e attrezzature sportive fino al soggiorno successivo. L’hotel, infatti, è pensato soprattutto per le famiglie e per chi desidera avere un punto di riferimento non troppo lontano dalla città, dove staccare la spina e coccolarsi di tanto in tanto.

Per trattarsi bene, niente di meglio di una cena con degustazione di vini locali e piatti della gastronomia tradizionale, nel ristorante La Cantina, che mette in tavola i sapori del territorio, preparati da un giovane ed estroso chef.  Nel tempo libero, escursioni a piedi o in bicicletta lungo il fiume, gite in mongolfiera o altre attività all’aria aperta, ma anche giornate nei vicini parchi divertimenti per bambini, sono solo alcune delle attività che si possono fare nei dintorni.

Affascinante borgo di campagna a soli trenta minuti dal centro di Milano, Trezzo sull’Adda è uno di quei luoghi dove il tempo sembra rallentare insieme al diradarsi delle case e al crescere del verde, il luogo ideale per un soggiorno fuoriporta che unisca comodità e divertimento.

Un luogo ricco di leggende, che dall’epoca celtica continuano fino a quella longobarda, e poi al medioevo, ininterrotte fino ai giorni nostri: per chi ama le curiosità del passato, ci sono pile di libri ed entusiaste guide del territorio pronte a narrare le vicende più interessanti.

D’interesse storico è il castello trecentesco, fatto costruire da Bernabò Visconti sulle rovine delle fortificazioni medievali e sull’antica rocca longobarda di Federico Barbarossa. Qui morì il ricco e malvagio Bernabò, rinchiuso nelle segrete dal nipote Gian Galeazzo e assassinato dalla seconda moglie con una zuppa avvelenata. Ma la storia diventa degna di una soap opera, perché si dice che in quelle stesse segrete, oggi visitabili, il principe facesse cadere le sue amanti attraverso una botola, dopo averle fatte ballare. Resta di questo imponente complesso, la torre a pianta quadrata, che al momento è in fase di ristrutturazione e che verrà riaperta al pubblico la prossima primavera: si affaccia con la sua lineare maestosità sulla dolcezza del fiume Adda.

Attraversato da Renzo nei Promessi Sposi di Manzoni, questo paesaggio ispirò la mano di Leonardo Da Vinci per lo sfondo della Monna Lisa e della Vergine delle Rocce. Le stesse anse, gli stessi colori, la stessa campagna a perdita d’occhio, sfumata da una leggera foschia che dà una sensazione di grandezza infinita. In quell’ansa del fiume, Leonardo aveva fatto gli studi di meccanica raccolti nel Codice Atlantico, che gli hanno permesso di migliorare le chiuse, facendole a lisca di pesce per sfruttare meglio la forza della corrente.

Una corrente che continua a essere sfruttata dall’uomo con la centrale idroelettrica di cui i trezzesi vanno fierissimi, dai canottieri e dai tanti cigni che scivolano leggeri ed eleganti su uno specchio d’acqua.

Articolo pubblicato su Latitudeslife.com

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SLOW TRAVEL: VIAGGIO A PIEDI NELLE MARCHE

Un itinerario attraverso le Marche più autentiche, insieme a due marchigiani che decidono di riscoprire quella terra da cui sono nati dove sono cresciuti. È un viaggio non convenzionale e low cost, fatto a piedi, in autobus e in treno, perché è così che si vive davvero un territorio.


Si chiama proprio “I viaggi senz’auto” la collana con cui la casa editrice Exòrma pubblica questo libro di Paolo Merlini e Maurizio Silvestri dal titolo “Un altro viaggio nelle Marche”, un racconto a due mani che lascia trasparire la doppia anima di questa terra tutta da vivere.

Zaino in spalla, seguiamo i due viandanti su malandati ma autentici treni regionalie su autobus traballanti, con cui in otto giorni attraversano a zig zag tutta la regione, da San Benedetto del Tronto a Fano, passando per Ascoli Piceno, Cingoli, Jesi, Ancona, Cagli, Cartoceto e tagliando fuori ad esempio Macerata, Fabriano e Urbino. Si perché la filosofia del progetto è proprio quella di sondare quei luoghi meno conosciuti dal turismo, quelli frequentati solo dai marchigiani, per un viaggio inusuale e autentico.

Uno con un taglio più lirico e l’altro con un approccio più asciutto, quasi giornalistico, Maurizio e Paolo ci raccontano questo vagabondaggio attraverso le Marche, descrivendo paesaggi, la geografia e la storia di chi abita luoghi. Storie semplici, che vengono fuori seduti alle tavolate di accoglienti osterie dalla lunga tradizione, davanti a gustosi piatti locali e buon vino.

Tappa fondamentale, infatti, sono sempre i tempi del palato, trattorie “alla buona”, dove si assaporano piatti genuini come i funghi paradisiaci di Emma, a San Martino, il pecorino di Ornato a Trisunigo, gli ottimi tartufi di Acqualagna serviti dal tartufaio Giorgio, il vino Verdicchio assaggiato della cantina di Eugenio Benedetti a Matelica, il brodetto di pesce di Fano, “insostenibilmente leggero” come lo fa “La Maria”, e i vincisgrassi “da manuale” della signora Iole, cuoca dell’Osteria La Moretta di Cupramontana.

Con questi preziosi consigli, il libro è una lettura indispensabile per quei viaggiatori curiosi e buongustai, che desiderano fare una vacanza slow alla scoperta del territorio e dei sapori delle Marche.

Un altro viaggio nelle Marche, di Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, Casa editrice Exòrma, 2012, pag. 155, € 13,50

Articolo pubblicato su Latitudeslife

DOVE MANGIARE A PERUGIA: OSTERIA CON CUCINA LA LUMERA

Un’accogliente osteria con cucina, dove piatti deliziosi e originali tengono testa a una lunga e dettagliata carta di vini. Ambiente piccolo e caldo, tavolini in legno e tovagliette di carta, una botte accanto al bancone, questo locale fa sentire come a casa.

Appena fuori le mura che circondano il centro storico di Perugia, all’inizio di una viuzza che sale verso il quartiere dell’università, l’osteria La Lumera è un ristorantino invitante e onesto, dove assaggiare le prelibatezze che la terra umbra sa offrire.


Ricette del territorio
e prodotti di stagione rivisitati con qualche tocco d’originalità e sfiziosità curiose sono distribuite in pochi piatti, uno più invitante dell’altro. “Non conosco nulla che vellichi così voluttuosamente lo stomaco e la testa quanto i sapori di quei piatti saporiti che vanno ad accarezzare la mente preparandola alla lussuria”, si legge sulle tovagliette nelle parola di De Sade mentre si aspetta la portata successiva, e non sembra esserci niente di più vero di questa frase.

Si inizia con il gustoso pane casereccio da accompagnare con abbondanti porzioni di salumi e formaggi tipici o con un piatto unico di degustazione di presidi slow food, tra cui il puzzone di Moena, la fagiolina del Trasimeno e la pitina di capra alla griglia. Da assaggiare il patè di fegato alla perugina battuto al coltello e accompagnato da fette di mela verde e crostini abbrustoliti.

Tra i primi, spiccano gli umbricelli con guanciale e pecorino, ma anche i taglierini al ragù di salsiccia umbra, la cui pasta è ruvida al punto giusto e assorbe i condimenti così saporiti e genuini.
Sui secondi, poi, ci si sbizzarrisce con lo stinco di maiale al forno al ginepro e, per i più sfiziosi, il filetto di maiale alla griglia, avvolto in strisce di lardo locale e accompagnato da salsa al vino rosso, scalogno brasato e verdure.

Saranno le stampe antiche alle pareti, l’ambiente raccolto, la gentilezza dei giovani camerieri o il vino della casa, ma seduti a questi tavolini la fame sembra non passare mai.

Se c’è ancora un po’ di spazio per il dolce, meritano un assaggio il budino di patate e il semifreddo ai fagioli cannellini, servito con abbondante panna montata. Originali e delicati, per chi ama assaggiare piatti curiosi e fuori dagli schemi.

Dove: La Lumera, Corso Bersaglieri 22, Borgo Sant’Antonio, Perugia, tel. 075 5726181

Costo: antipasti sugli 8 euro, primi sotto i 10 e secondi intorno ai 15 euro, dolce a 4 euro. Si spende di più scegliendo vini particolari, ma lo sfuso della casa è ottimo. Il coperto è compreso nel prezzo.

Articolo pubblicato su Latitudeslife.com

 

HALLOWEEN. FESTA DEI MORTI TRA STREGHE E CITTA’ FANTASMA

Si sta avvicinando il ponte dei morti con l’attesa notte di Halloween, la festa più paurosa dell’anno, e presto streghe, vampiri, zombie e zucche invaderanno le strade delle più famose città. Se non avete intenzione di guardare film dell’orrore per tutta la notte di Halloween, ecco alcune idee per un weekend da brividi.

Se volete provare brividi autentici, sono tante le proposte interessanti per visitare luoghi dell’orrore sulle orme di antiche e tradizioni antiche; con un po’ di coraggio e tanti dolcetti, basta travestirsi, radunare un po’ di amici e andare a Triora, borgo arroccato sui pendii in provincia di Imperia, in Liguria, conosciuto come “il paese delle streghe”. Una leggenda medievale narra, infatti, che qui visse una grande comunità di streghe, poi processate e condannate nel periodo dell’Inquisizione. Ora gli spiriti di queste donne vagano per le strette stradine in pietra, tra le case diroccate e gli archivolti medievali, creando un’atmosfera davvero particolare da completare con una visita al Museo della Stregoneria.

L’Italia è piena di “città fantasma”, teatro perfetto per escursioni dell’orrore. Da nord a sud, potete sbizzarrirvi tra innumerevoli borghi sperduti e abbandonati per i motivi più svariati, che raccontano storie e vite vissute in tempi lontani, avvolgendo tutto da un alone di mistero.

Sempre in Liguria, in provincia di Savona si trova Balestrino, borgo svuotatosi nei primi anni sessanta a causa di un dissesto idrogeologico. Set di alcuni film, il paese sembra essersi fermato nel tempo al momento del suo abbandono, con le case, i vicoli e il castello del Carretto, che domina il paese conferendogli un’aria spettrale e misteriosa.

Famoso per il paranormale è Craco, in provincia di Matera e abbandonato nel 1963 a causa di una frana e secondo molti infestato dai fantasmi. Il borgo è rimasto immutato nell’aspetto ed è stato scelto come set per numerosi film come “La passione di Cristo”; un luogo fantastico e misterioso, dove ogni notte, le anime delle persone che vi abitavano, escono per le strade e urlano vagando senza pace.

In Sardegna, antichi villaggi di minatori si sono svuotati con la chiusura delle miniere di carbone, intorno agli anni ’50. Come Naracauli, vicino a Piscinas, dove restano solo muretti a secco, case diroccate e travi pericolanti, che diventano davvero paurosi quando il buio avvolge tutto e il vento s’insinua con la sua musica ululante.

Se invece avete in programma un viaggio in Scozia, potete fare un giro a Edimburgo, la bellissima e affascinante capitale del Paese. In ogni angolo della città si ha la sensazione di essere circondati dall’ignoto, tanto che ogni giorno vengono organizzati ghost tour, che conducono nei luoghi più spaventosi del centro abitato. Se si ha il coraggio di andare all’avventura in solitaria, la prima tappa quasi obbligatoria è il castello, situato in pieno centro: qui l’attività spiritica si manifesta in tutta la sua forza. Dove era ubicata l’angusta e tetra prigione pare che qualcuno abbia sentito passi, urla disperate, pianti e visto strane ombre comparire all’improvviso.

Altra presenza è quella di un tamburino senza testa: non si sa chi sia, ma si dice che fu visto la prima volta secoli fa quando Cromwell attaccò Edimburgo. Da allora sembra che compaia ogni volta che il castello si trovi in una situazione di pericolo. Non sono poche le persone che, ancora oggi, sentono riecheggiare la sua musica lungo i corridoi. Spaventose sono le storie legate al Mary Kings Close, un vicolo formato da strette stradine situato diversi metri al di sotto della popolare via della Royal Mile. Per mancanza di spazio nel momento dell’edificazione di Edimburgo si decise di sviluppare la città in verticale. I piani più alti furono riservati ai ricchi mentre gli altri furono lasciati alle fasce di popolazione più povere. Le condizioni di vita in questi ultimi, già difficili, furono aggravate dall’epidemia di peste che si sviluppò nel XVII secolo. Per tentare di contenere questo grave problema, secondo alcune testimonianze, fu presa un’inaudita e crudele decisione: murare vivi nelle loro case tutti gli abitanti, abbandonandoli al loro destino tra atroci sofferenze. Quando passò l’emergenza, si decise di rimuovere i cadaveri, ma quello che restava dei corpi fu trovato in uno stato di estrema rigidità tanto che, per estrarli dagli alloggi e farli passare tra i vicoletti, fu necessario amputarne gli arti. Forse solo suggestione, ma alcune persone hanno parlato di anomali forme dai tratti mostruosi muoversi nell’oscurità e di aver avuto la sensazione che qualcosa di indefinibile e malvagio fosse alle loro spalle. Altri ancora hanno sentito strani rumori, passi e lamenti provenire dalle case ormai disabitate.

In più di un’occasione è stata vista una figura minuta camminare nelle tenebre. Si tratta dell’anima di una bambina del posto, la piccola Annie, che vaga alla ricerca disperata della sua bambola. Ritornando in superficie è d’obbligo lavisita al Mausoleo Nero nel cimitero di Greyfriars, dove si manifesterebbe il fantasma di MacKenzie. Il caso ebbe una popolarità tale che si organizzò un tour, ancora esistente, chiamato “The City of the Dead”. Una figura evanescente sarebbe stata vista aggirarsi nel camposanto, ma ciò che inquieta sono le dichiarazioni riportate da coloro che, dopo aver partecipato alla visita guidata, hanno trovato sul proprio corpo segni, come bruciature e tagli, che in precedenza non avevano.

Nella Scozia orientale, invece, vicino la città di Dundee sorge l’imponente castello di Glamis, famoso anche perché qui la Regina Madre trascorse la sua infanzia. Patrick Strathmore era un conte senza scrupoli che ereditò la proprietà della fortezza: aveva tantissimi difetti, tra i quali il vizio del gioco e l’alcolismo. Un sabato sera l’uomo era impegnato in una delle sue solite partite, la quale durò ben oltre la mezzanotte. I servitori gli ricordarono che era peccato giocare d’azzardo la domenica, ma lui, infastidito, rispose che si stava divertendo e che avrebbe continuato fino al giorno del Giudizio Universale. Pochi istanti dopo l’aver pronunciato queste parole, nella stanza si avvertì una gelida corrente. Contemporaneamente, un uomo tutto vestito di nero bussò alla porta e chiese di potersi unire alla compagnia. Il conte lo accolse e iniziarono la nuova mano, ma questo fu un errore fatale perché in realtà l’ospite era il diavolo, andato lì per prendere le anime dei presenti. Patrick e i suoi amici furono condannati dal principe del male a giocare ogni sabato per tutta l’eternità. Voci raccontano che proprio di sabato è possibile udire, tra i corridoi del castello, il rumore dei dadi che cadono sui tavoli e delle carte che vengono mescolate.

Fantasia o incredibile realtà? Non possiamo saperlo, ma certamente qualche brivido di paura farà tremare anche la persona più scettica e razionale.

Testo di Giorgia Boitano e Gabriele Laganà

Articolo pubblicato su Latitudeslife.com